“NO AL MATTATOIO”
continua ribadire la sindachessa.
CORRIDONIA - ITALY - Ieri sera, davanti alla porta della sede elettorale del PdL, il Capogruppo consiliare di Maggioranza Nazareno Chiaramoni ha detto testualmente – in presenza di diversi sostenitori dei candidati alla Provincia e alla Circoscrizione di Corridonia Franco Capponi e Piero Morresi, che è inutile sperare nella sistemazione del mattatoio comunale, poiché il sindaco Nelia Calvigioni “tanto il mattatoio non lo riaprirà mai”.
La doccia fredda di Chiaramoni è servita per convincersi ancora di più della micidiale e pervicace volontà da parte di un sindaco di danneggiare il lavoro produttivo e biologicamente qualificato di 16 allevatori corridoniani, di decine di allevamenti per uso familiare e di un altro buon numero di allevatori del comprensorio intorno a Corridonia. D’altra parte, le cifre fornite dal Comune sulla produzione di 1124 bovini macellati nel 2007 e con un utile netto di 14.000 euro testimoniano l’importanza del nostro mattatoio comunale per l’economia cittadina, per la salute dei consumatori e, nel tempo presente, come forma di notevole ammortizzatore sociale. Evidentemente, il sindaco Calvigioni affronta i problemi cittadini in modo “psicotico” e per tale motivo non ha l’attitudine per guidare saggiamente una Città, pure se il Chiaramoni continua a definirla “un grande sindaco”.
L’atteggiamento del “grande sindaco” e di tutta la sua “ciurma” amministrativa verso gli allevatori è stato caratterizzato fin dall’inizio dalla “menzogna”. Dopo il crollo del 7 marzo 2008 di una minima porzione del tetto della stanza macellazione suini, in cui lavoravano macellatori e veterinari della ASUR9, che in soli cinque anni avevano portato al livello del 2007 una produzione che prima languiva, il sindaco sospese l’attività di tutto il mattatoio con ordinanza del 25 marzo 2008. Nella seduta consiliare dell’8 aprile 2008 venne votato all’unanimità un ordine del giorno, con cui l’amministrazione si impegnava a sistemare e a riaprire il mattatoio comunale. Nulla avvenne di conseguenza , salvo l’”infantile” tentativo di coinvolgere altri Comuni nella sistemazione di uno stabile di cui non erano proprietari. Solo la Provincia aveva promesso pubblicamente di essere disposta a dare una congrua cifra per la sistemazione dello stabile. Il 28 novembre 2008 fu riaperta solo la sala macellazione bovini per permettere l’attività veterinaria di ispezione delle frattaglie dei suini macellati in casa e dei cinghiali uccisi.
Dopo una contestazione da parte degli allevatori e prima di giungere al fatidico 31 dicembre 2008, termine ultimo per la richiesta di adeguamento alle norme CE, il sindaco inviò il 16 dicembre 2008 tale richiesta al dott. Luigi Monti, Direttore del Dipartimento di Prevenzione-Servizi Veterinari della ASUR9.
Intanto, gli allevatori avevano avuto l’interessamento concreto e pubblicitario del Circolo Montolmo e la copertura politica del PdL e dell’UDC, i cui consiglieri regionali Franco Capponi, Francesco Massi, Fabio Pistarelli e Leonardo Lippi ottennero che la Giunta Regionale fosse disposta a stanziare 200.000 euro per sistemare e riaprire il mattatoio, dietro un progetto definitivo da parte del Comune. Con l’intendimento da parte di tutti che la politica dovrà interessarsi da subito per costruire un nuovo mattatoio comprensoriale nella zona di Corridonia ed eventualmente destinare l’area dell’ex-mattatoio per una scuola pubblica.
Intervenne pure la Coldiretti, che, come sindacato, organizzò la manifestazione alla Regione Marche ed oggi sta maneggiando un accordo con il vicesindaco Paolo Cartechini. Gli allevatori mi comunicano che presto il Comune dovrebbe inviare in Regione un progetto strutturale definitivo, ma le esternazioni del sindaco preconizzano il fallimento di tutti gli sforzi della Coldiretti, della politica e degli allevatori.
Ho sempre evitato di fare usare la violenza per tentare di risolvere le diatribe politiche. La vicenda del mattatoio è, però, “la base su cui si è appoggiata ogni successiva contestazione” ed è “madre di tutte le battaglie” in difesa della democrazia e dei diritti dei cittadini. Ho fino ad oggi evitato di consigliare l’uso di una violenta manifestazione di piazza con trenta trattori; una forma di lotta che scatenerebbe un “clima di guerra” permanente in Città da parte degli allevatori e successivamente da parte degli altri cittadini vessati dall’arroganza autoritaria, antipolitica ed anticristiana dell’amministrazione comunale. Con danno pure all’immagine della nostra disgraziata Città, a causa della inadeguatezza amministrativa.
Oggi, grazie a Dio, gli allevatori non sono più soli con quel “matto di Rapanelli”. Esiste un grande Partito ed un grande Sindacato che si interessano alla loro causa. Adesso sta a costoro gestire la cosa nella maniera che reputano più opportuna a favore dei diritti degli allevatori. Ovviamente, sarò sempre con questa benemerita categoria di lavoratori in tutte le iniziative che vorranno intraprendere.
.
PS - la presente nota è inviata ai dirigenti regionali, provinciali e locali della Coldiretti, ai candidati Franco Capponi e Giulio Silenzi, al dott. Luigi Monti, al vicesindaco Paolo Cartechini, ai dirigenti del Circolo Montolmo, alla stampa, ad altri.
FONTE Giorgio Rapanelli