giovedì 9 luglio 2009

"BISOGNA REAGIRE ALL'ATTO VANDALICO CONTRO LA PASTICCERIA STEFANIA

Reazioni all’atto vandalico contro la Pasticceria Stefania
Il comportamento di giovani esuberanti. Droga e alcol.
La mancata integrazione degli stranieri.
A cura di Giorgio Rapanelli

Dopo l’atto vandalico ad opera dei soli ignoti contro la pasticceria Stefania di via Garibaldi, a cui, con un estintore di polvere antincendio, hanno danneggiato verso le quattro di mattina l’intero locale, il laboratorio e “distrutto” le 500 paste della giornata, le materie prime (farina, zucchero, uova, burro, latte) e i macchinari del laboratorio e del caffé, c’è stata una reazione indignata dei cittadini.
I titolari dell’azienda familiare sono persone pacifiche e benvolute, che hanno sofferto recentemente un doloroso ed “assurdo” lutto. La gente, sentendosi insicura, oggi chiede sicurezza. Questo è il risultato di una statistica tra i cittadini.
I cittadini e GLI ESERCENTI chiedono al Comune di fare girare di notte una pattuglia di vigili urbani (che sono solo sette unità, quando ne dovrebbero essere almeno 14 o 15 per una città di 15 mila abitanti). Oppure di mettere pattuglie di security.
Ai Carabinieri i cittadini chiedono il controllo del territorio, facendo girare di notte almeno due pattuglie di militi e di lasciare un piantone in caserma. I cittadini hanno notato che quando appare una gazzella con due carabinieri nei luoghi ove avvengono schiamazzi o danni al patrimonio comunale, immediatamente i giovani esagitati italiani e dell’est europeo diventano pacifici o si dileguano. Le pattuglie notturne delle “volanti” sono considerate insufficienti alla bisogna.
Viene riconosciuto che da un po’ di tempo gli atti criminosi si sono abbassati di molto, grazie al lavoro di “intelligence” e alla presenza dell’Arma sul territorio.
Sempre a proposito del comportamento dei giovani, gli intervistati danno la colpa ai genitori che non controllano adeguatamente i loro figli, sia per i danni al patrimonio, sia per l’uso di droga e alcol.
Testimonianze di adulti riferiscono che quando vengono rimbrottati gli adolescenti che danneggiano il patrimonio comunale, soprattutto ai giardini pubblici, ricevono risposte poco educate, e temono pure per la loro incolumità fisica.
Sempre al 100 per cento, l’opinione comune è che, oltre al controllo fisico, è necessario ed urgente mettere in tutto il capoluogo, nella zona industriale e nelle frazioni le videocamere. La privacy ne soffrirebbe un poco, ma la gente vuole oggi essere sicura della propria incolumità fisica e patrimoniale.

Droga e alcol
Ormai tutti sanno che la droga viene spacciata dappertutto, perfino negli oratori. A Corridonia, a volte, i cittadini indicano i siti dello spaccio. Ma quando giungono i Carabinieri, gli spacciatori si sono ormai dileguati. Sull’argomento c’è uno scoramento generale. Tutti si sentono impotenti e invocano leggi drastiche applicate spietatamente.
Un 20 per cento degli intervistati chiede a gran voce la presenza della Lega a Corridonia e la formazione di “ronde” per il controllo del territorio contro lo spaccio e contro gli atti vandalici.

Gli “stranieri”
Fonti bene informate (non popolane) riferiscono che a Corridonia ci sarebbero almeno 3.000 “stranieri” non registrati all’anagrafe comunale. Si stigmatizza il mancato controllo organizzato dal Comune per avere l’esatta situazione di “chi non è in regola”, mediante i vigili urbani (che sono solo sette) e l’ufficio tecnico con il controllo delle abitazioni e del numero di coloro che “effettivamente” le abitano. Anche per il controllo degli “stranieri” si invoca la venuta della Lega e delle “ronde”.
Ormai è assodato che comunità numerose come quelle dei Pakistani non si sono integrate. La colpa è della “loro chiusura in se stessi” e delle amministrazioni comunali di non aver fatto nulla nel tempo per “comunicare e comprendersi”. Ai Pakistani interesserebbe solo il lavoro e di farsi i fatti propri. Hanno i loro negozi e frequentano quasi per niente gli esercizi italiani. Molti di costoro non lavorano; vanno sempre a spasso: quindi di che cosa vivono? A questo punto sorgono ipotesi negative. I Pakistani conoscono a menadito le nostre leggi, sfruttandone ogni beneficio. Altri gruppi etnici di “stranieri” sono meno amalgamati dei Pakistani, ma ciò che non viene accettato dagli Italiani è il comportamento irriguardoso e strafottente nei loro confronti da parte di tutti. Salvo casi particolari, in cui si instaura stima ed amicizia, grazie alla “comunicazione” e ad interessi comuni.
Il profumo della “cucina” dei Pakistani a base di “cumino” e non di cipolle come si crede normalmente si spande per le vie e a lungo andare viene assorbito dalle case e dagli abiti del cittadini italiani. Eccezioni a parte, quel profumo non piace. Molti ricordano le epoche in cui per le vie si spandeva solo “il profumo del sugo al pomodoro con basilico”.
Gli Italiani non si sentono più padroni a casa loro. Temono vessazioni. Temono che col tempo gli “stranieri”, più coesi, come, ad esempio, i musulmani per via della religione e della tribù di appartenenza, possano prendere il sopravvento economico, politico e amministrativo. Ad ottobre ci sarà un acuirsi dei contrasti, quando forse molte fabbriche non riapriranno e gli Italiani perderanno il lavoro. Un imprenditore ha detto che a lui gli “stranieri” che ha in fabbrica vanno bene e non li licenzierà per fare posto agli Italiani. E’ giusto. Ma come sarà possibile evitare una guerra tra poveri?
Quasi unanime la condanna della Caritas parrocchiale, che si interessa pure a quegli “stranieri” che ormai hanno lavoro, casa in proprietà ed auto nuove e che ancora ricevono aiuti in vestiario ed altro. Gli Italiani bisognosi non si fanno avanti a chiedere aiuti, poiché “la povertà ha la sua dignità”. Altra accusa viene fatta al Comune e alle Istituzioni, che “pensano agli stranieri prima che agli Italiani”. Forse bisognerebbe chiarire quale è l’esatta realtà degli aiuti agli “stranieri” sia da parte delle Istituzioni, sia da parte della Caritas, facendolo sapere ai cittadini attraverso il giornalino comunale.
Infine, non viene accettato per nulla che gli “stranieri” possano avere gli alloggi delle case popolari al posto dei tanti Italiani – operai e pensionati - che ne hanno bisogno. 8 luglio 2009

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